PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE: LA STORIA DELL’ARTE HA DIMENTICATO LUDWIK LEJZER ZAMENHOF, PITTORI E SCULTORI SONO TUTTI COLPEVOLI.
«La vera arte, quella che contestualizza la società umana di un determinato periodo storico, dove un singolo avvenimento dev’essere riportato per poterlo penetrare, valutare o giustificare, perde colpi, come nel caso di Ludwik Lejzer Zamenhof ». Parla così il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese intervistato da Emanuela Petroni per conto di Ciadd News Radio Tv ieri l’altro a Roma quando gli viene chiesto cosa non fa l’arte oggi. «Io stesso nel 2016 ho ideato e inaugurato la mostra pittorica che, con l’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Italia, l’Istituto Polacco al Ministero degli Affari Esteri, la Federazione Esperantista Italiana, la Città Metropolitana di Palermo, il Comune di Palermo, il Comune di Castronovo di Sicilia, la Guardia Marina Nazionale ed il Liceo Linguistico Statale “Ninni Cassarà”, il 15 dicembre dello stesso anno, giornata mondiale della letteratura esperantista, ha reso giustizia artistica a Ludwik Lejzer Zamenhof. Tuttavia solo una delle opere esposte dagli artisti che hanno partecipato all’esposizione ritraeva l’eminente Zamenhof. Era di un certo Potenzano, Sergio Potenzano. E a me venne naturale chiedergli di visionare altre sue opere. E da tutte le opere di Sergio Potenzano sporgeva una preziosa emozione poliedrica, sensibile dell’intera vita trascorsa: quel sentimento che compone immagini di gioia all’attiva bellezza del pensiero rappresentato. Dovrà dire che tutte le cose intorno sanno la sua incontenibile soddisfazione dentro. Lo fa con una rara mistura, di suoni del colore e dei soggetti, che rispecchia nativamente la varietà di voglia di vivere di ogni cosa. Ma è il disegno che ne porta le parole, determinandone i temi che nascono quasi totalmente dai ricordi che poi dipinge in quella sostanza - più preziosa di ogni gemma, più sottile di ogni aura, dove si formano sensibilmente quegli stati d’animo che è facile definire potenzaneschi – che muove dalla più rarefatta essenza della memoria, che è già parola, e poi si ordina in un sentimento di questa, disegno attento al senso figurativo e melodico. Rarissime e importanti sono le eccezioni, come il caso di “Omaggio a Zamenhof”, che è l’idea di un confronto col ritratto del massone Ludwik Lejzer Zamenhof, medico ebreo polacco, che nel 1887 lancia l’Esperanto, lingua artificiale diffusasi nel mondo come strumento neutrale di comunicazione tra persone di diversa cultura. Si resta turbati da come la storia dell'arte sia iconograficamente priva di Ludwik Lejzer Zamenhof, corre dunque l’obbligo di mostrare gratitudine al pittore Sergio Potenzano che con questo suo dipinto sopperisce alla manchevolezza storica. Quest’acrilico su tela del 2016, appositamente creato per la mostra con l’Ambasciata della Repubblica di Polonia, possiamo dire, senza paura di essere fraintesi, si è trasformato in parola. La cifra stilistica è tale che la melodia assume su di sé l’illimitato compito espressivo che ha acquistato dal complesso di linee pronunciato; fisionomia e senso proprio circoscrivono la bellezza dell’immagine accolta in prima sintesi. Il dipinto vuole essere scoperto a poco a poco: la sua natura non è soltanto comunicativa, è, direi, pensosa: dietro la stessa sembianza si svela una vita più profonda e un sentiero lungimirante, quello tracciato dal personaggio Zamenhof. Chiaro nella mente di Sergio Potenzano il motivo si arricchisce di ora in ora durante la creazione, palese più che non quello d’altri pittori, per il soggetto stesso e le sue prospettive poetiche, con sapientissima spazialità, è una distesa vibrante, che par simile alla carta sensibile su cui lasciò l’orma una fotografia, e ora sotto il liquore chimico, di là dalle prime, rivela più lontane e celate orme. Nato a Palermo il 20 gennaio 1959, Sergio Potenzano ha frequentato ibidem l’Accademia di Belle Arti sotto la direzione artistica del prof. Ninni Sacco. Per lui si sono già espresse autorevoli personalità come il prof. Enzo Santese nella recensione pubblicata nel 2009 dalla Casa Editrice Mondatori su “Pittori contemporanei Italiani”. Ma in questo dipinto dedicato a Zamenhof, di andamento più meditativo, i suoni, in quel congiungimento di comunicazione di colori e di persone diverse nel linguaggio, hanno certamente una parte più intensa del rapporto metaforico vocalizzato sulla tela dalle lettere alfabetiche: così al soggetto l’autore pone insieme intelligenza, studio, sentimento, penetrazione della nebbia, amore, sicurezza, determinazione, giacché nel punto estremo di una lirica, tutto, in una sintesi, viene adunato. Il volto che ritrae è perfetto, di una perfezione eterea, immateriale. L’incarnato non è pelle, è trasparenza fatta luce con notevole manipolazione che diventa suggerimento ottico dei rapporti spaziali, e ancora diventa suggestiva della personalità individuale di Zamenhof. La brillantezza dei colori ritrae l’illuminazione del pensiero esperantista, il verde ne ritrae la speranza. Le nuances dei rossi sul viso specificano la perseveranza e la forte dedizione di Zamenhof. Le altre cromie sono frutto di scelte armoniose ma prospettano anche una fisionomia artistica che segna un nuovo periodo di Potenzano, con caratteri precisamente definiti, riconoscibili, ed in qualche modo riconducibili alla personalità specifica del soggetto rappresentato, la cui influenza si intreccia con le motivazioni individuali del pittore e le scelte estetiche che consapevolmente conseguono le motivazioni artistiche. Onore al merito».
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