La Grande Fuga

Il progetto ha preso forma attorno ad uno studio sulla materia. La materia sono le nostre maschere, costruite da noi. Ci siamo chiesti: come si muovono e come respirano questi pezzi di papier-mâché? Che vibrazione hanno, qual è la loro vita? 

Lavorando a partire dall'improvvisazione, nel nostro progetto non abbiamo avuto fin dall'inizio il controllo sulla scrittura. Non vi era cioè qualcosa che volevamo dire, o un'idea che ci ha guidati. La scrittura è scaturita dalla ricerca sullo stato dei nostri personaggi e sulle loro interazioni, ed è cresciuta giorno dopo giorno in modo per così dire indipendente dalla nostra volontà, conducendoci infine ad una narrazione che riflette sulle ipocrisie, le usanze religiose, i costumi sociali di una cultura italiana trascorsa, ma i cui strascichi ancora sopravvivono. Ne è nata, senza volerlo, una tragicommedia che pone le sue radici nel sud Italia, una storia in cui risuonano gli echi della commedia all'italiana. Le pulsioni, i desideri e i vizi di Battista e Cesira ci hanno condotti, sempre attraverso l'improvvisazione, a intessere una trama più complessa, che illumina il significato di due vite intrappolate in una rete di costrizioni, quelle della società, di dio, della tradizione. Costrizioni da cui nasce la necessità di dimenarsi, sciogliere i lacci e fuggire; ma cosa c'è dopo la fuga? 

Nel suo complesso, lo spettacolo illumina un mondo normalmente trascurato dai riflettori, quello dei vecchi, e si interroga su quali sentimenti, quali desideri e quali sogni siano concessi nella vecchiaia. 

Nella nostra esigenza poetica, si è rivelato fondamentale l'elemento musicale, che rappresenta una trasfigurazione dei sentimenti, quando diventano troppo grandi per non trasformarsi in musica.
Lo spettacolo comincerà alle ore 21.00.