Io Ti Cielo - Frida Kahlo

Spettacolo Di Aurelia Cipollini

Mercoledì 28 Febbraio 2018 - dalle ore 21:00
Teatro Paisiello - Lecce (LE)

 

mercoledì 28 febbraio - ore 21 Teatro Paisiello - Via Giuseppe Palmieri - Lecce Ingresso 10 euro - Ridotto under 30 8 euro Per info e prevendite  0832306194 / 3209168440 / teatro@astragali.org IO TI CIELO - FRIDA KAHLO 

Al Teatro Paisiello di Lecce lo spettacolo di Aurelia Cipollini, sul palco con Massimo Donno e Francesco Pellizzari con la voce registrata di Tomàs Acosta, che ripercorre la vita di una delle più grandi pittrici del Novecento sullo sfondo del Messico rivoluzionario.

Mercoledì 28 febbraio (ore 21 - ingresso 10/8 euro), nell’ambito della residenza artistica di Astràgali al Teatro Paisiello di Lecce, supportata dalla Regione Puglia e dal Comune di Lecce, appuntamento con "Io ti cielo - Frida Kahlo" di e con Aurelia Cipollini. Uno spettacolo che ripercorre la vita di una delle più grandi pittrici del Novecento sullo sfondo del Messico rivoluzionario. Scatti di un'esistenza tormentata, passionale, violenta; di una donna folle, dolcissima e innamorata della vita. "È lecito inventare dei verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente per amarti senza confini", diceva l'artista. Lo spettacolo è liberamente tratto dalla biografia firmata nel 1983 dalla storica dell'arte Hayden Herrera per la casa editrice HarperPerennial e tradotta in Italia da Maria Nadotti per Neri Pozza. Il testo è intrecciato a brani appartenenti alla tradizione messicana eseguiti dal chitarrista e cantante Massimo Donno e il batterista e percussionista Francesco Pellizzari. «Il loro contributo è essenziale», sottolinea la regista. «La sensibilità e la professionalità con cui lavorano ha arricchito i brani musicali e donato spessore all'intero spettacolo. Propongono una linea interpretativa che percorrono con coerenza creando un tessuto narrativo-musicale parallelo a quello interpretativo dell'attrice». La voce registrata è di Tomàs Acosta. Nata nel 1907 a Coyoacan, un sobborgo di Città del Messico, Frida "sembra un personaggio uscito dalla penna di Gabriel García Márquez: piccola, fiera, sopravvissuta alla poliomielite a sei anni e a un brutto incidente stradale a diciotto che la lascerà invalida, con tremendi dolori alla schiena che la perseguiteranno fino alla morte", si legge nelle note di copertina della traduzione italiana della biografia scritta da Hayden Herrera. "Nella vita privata e nella produzione artistica, Frida è combattuta tra due anime: il candore, da un lato, e la ferocia, dall’altro; la poeticità della natura contro la morte del corpo. La vita di Frida è un viaggio che affonda nella pittura tradizionale dell’800, nei retablos messicani, in Bosch e Bruegel, ma che subisce prepotentemente il fascino degli uomini più potenti del suo secolo: come il muralista Diego Rivera (marito fedifrago che le rimarrà accanto fino alla fine) o Trockij (di cui diverrà l’amante) o Pablo Picasso (che un giorno, al cospetto del marito, disse: «né tu né io sappiamo dipingere una testa come Frida Kahlo»)". L'artista morì di embolia polmonare a 47 anni nel 1954. Fu cremata e le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul, oggi sede del Museo Frida Kahlo.  «Il primo incontro con Frida fu nell'estate 2015, abitavo ancora a Bologna. La mia coinquilina mi diede un libro da leggere: “Viva la vida!” di Pino Cacucci. Da quell'agosto 2015 è iniziata la mia personale ricerca sulla pittrice: con passione ho studiato la sua vita e le sue opere, Diego Rivera e l'arte muralista, il Messico e la rivoluzione; ho scoperto l'amicizia con Leon Trotsky e quella con grandi artisti dell'epoca (Modotti, Matiz, Breton, LBravo), l'affetto per il suo amico nonché dottore Eloesser e il legame con la sua famiglia, in particolare con sua sorella Cristina», sottolinea la regista. «Più mi immergevo nella sua storia, più mi era chiara una cosa: Frida ha dato la vita a quel che amava. Nulla ha risparmiato, tutta si è data. Questa consapevolezza ha fatto nascere in me una domanda: per cosa sto dando la mia vita? Vivo con i miei coetanei le difficoltà del mondo lavorativo, l'insensatezza, le ingiustizie. Barcolliamo in uno spazio privo di linee guida, ci aggrappiamo al primo che passa e che racconta la sua verità, ci violentiamo nella "speranza che un giorno..."; intanto mangiano sulle nostre teste. In tutto questo caos, cosa possiamo fare? Scegliere. Domandarci ogni giorno: per cosa, a chi sto dando la mia vita? Frida continua a suggerirmi la risposta», prosegue. «Lo spettacolo ruota attorno all'amore che Frida ha avuto per la sua terra, per la pittura, per Diego, per la vita, per l'amore stesso. Questo è il filo rosso alla base di tutte le scelte fatte (testo, musiche). Certamente il lavoro non è stato facile, soprattutto perché Frida è sulla bocca di tutti. E se da una parte può essere un bene, dall'altra penso che ci sia troppa superficialità: ci si ferma al personaggio che Frida rappresenta (o che tristemente le fanno rappresentare) e si scava poco sulla persona. Lo sfruttamento della sua immagine ha creato un immaginario che sconfina in stereotipi e cliché d'ogni tipo».