Mostra Di Roberto Pelli - Michele Protti A Vigevano

Paesaggi Sospesi, Oggetto Quasi

Da Sabato 08 a Domenica 23 Settembre 2018 - dalle ore 17:00
Strada Sotterranea Del Castello - Xx Settembre - Vigevano (PV)

Roberto PELLI - Michele PROTTI paesaggi SOSPESI, oggetto QUASI Mostra

A dispetto di tempi che, grazie anche al contributo d’una tecnologia sempre più fredda ed invasiva, sembrano inseguire a tutti costi la nitidezza e la definizione dell’immagine scambiandola per garanzia di verità e di autenticità, il fascino dell’indefinito, del “sospeso” e del “quasi”, riserva emozioni ben più sottili e complesse. Se è vero, come diceva Cartier Bresson, che “la nitidezza è un concetto borghese dietro cui si nasconde l’illusione di poter esercitare un pieno controllo sulla realtà circostante e quindi anche sulle emozioni e sui sentimenti umani”, allora viviamo in una società decisamente borghese, visto che la nitidezza è ormai diventata un presupposto indispensabile nel modo di guardare ed interpretare le cose. Basti pensare agli slogan pubblicitari che promettono di “mostrare il mondo come non l’avete mai visto”, ponendo l’accento proprio sull’alto grado di definizione e di chiarezza dell’immagine fotografica o televisiva.

Di fronte a queste premesse è inevitabile chiedersi quali siano gli effetti sia sulla nostra immaginazione, il cui rischio è atrofizzarsi al cospetto di una realtà che non le concede più alcuno spazio, che sull’estetica stessa dell’immagine, che avvicinandosi troppo alla superficie delle cose finisce per offrirne una visione non solo innaturale ma talvolta persino mostruosa e del tutto alterata rispetto alla normalità percettiva. Viene da chiedersi, soprattutto, come l’arte debba rispondere a questa ipertrofia visiva della società contemporanea, se inseguendo il traguardo della nitidezza, come avviene già in fotografia, o affidandosi invece alle suggestioni tanto sfuggenti quanto accattivanti dell’indefinito. Si tratta di riscoprire il piacere dell’incertezza, dell’indeterminato, del non veder tutto, di offrire allo sguardo ostacoli da superare, vuoti da riempire, scenari da completare con la fantasia.

Un invito che questa mostra accoglie, chiamando due artisti assai diversi ad offrire una propria interpretazione del concetto di indefinito. Le esperienze creative di Roberto Pelli e Michele Protti affondano le radici in culture figurative piuttosto lontane, antitetiche quasi; il loro linguaggio espressivo può apparire addirittura dissonante così come l’ideale collocazione spazio temporale del loro operare. Eppure, in questa mostra, le atmosfere sospese di luoghi prossimi e reali dell’uno e le tridimensionali memorie degli oggetti “quasi” dell’altro si ibridano e magistralmente si contaminano, offrendo allo spettatore nuove chiavi di lettura ed aprendo il suo immaginario ad originali esperienze visive.

Curata da Edoardo Maffeo e dall’Ass. Amici di Palazzo Crespi nell’ambito degli eventi d’autunno di Rete Cultura Vigevano, l’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Vigevano e del contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

paesaggi SOSPESI, oggetto QUASI Roberto PELLI Michele PROTTI 8 – 23 settembre 2018 - Inaugurazione: 8 settembre ore 17 Strada Sotterranea del Castello - Via XX Settembre – Vigevano Orari: Venerdì 16.00/19.00 - Sabato e Domenica 10.30/12.30 – 15.30/19.00 Associazione Amici di Palazzo Crespi - Corso Cavour, 82 - Vigevano Per informazioni: tel. 347 2443870 – email: amici.palcrespi@gmail.it

GLI ARTISTI

Roberto PELLI Si avvicina alla pittura a metà degli anni ’70, dopo aver lungamente coltivato la passione per la fotografia. Il suo habitat artistico naturale è la Lomellina e va fiero della sua “lomellinità”, ovvero di quello spirito tenue eppure deciso, di quell’essere figli delle terre d’acqua che ha un non so che di ancestrale. Ma “il paesaggio – scrive Pelli - è solo un pretesto per il mio fare pittura. Ultimamente mi interessa molto la campitura del colore, come i pittori dell’espressionismo americano, anche se io non amo le telegrandi, preferisco confrontarmi con spazi più piccoli, e ricercare la forma, la luce, il colore. Io chiedo ai miei quadri di cantare.” Una personalissima interpretazione del vero con regole ben precise: un’instancabile ma prudente ricerca di dialogo tra materie diverse, la continuità tra forma e spazio e l'uso del colore come luce. Una rappresentazione quasi teatrale che sostiene anche quelle composizioni in cui l’autore spinge all’estremo la riduzione della forma fino a dialogare con l’astrazione. Il fascino di un immaginario che non rinuncia alla bellezza e all’armonia .

Michele PROTTI Si avvicina alla pittura come autodidatta e la sua indole anarchica lo accompagna in un viaggio inquieto ma coerente, alla ricerca di una forma espressiva da considerare solo sua, esclusiva, senza pagare conti e senza scendere a compromessi. “Io non cerco né trovo - dice Protti - gli oggetti che entrano nei miei quadri e nelle mie sculture ma li “incontro” nel mondo, li rielaboro e poi li reintroduco nel “mio mondo”. Cerco di intuire le forme, i volumi del materiale che ho raccolto, le loro storie segrete, cerco cose di uso quotidiano, scarti finiti inopinatamente tra i rifiuti e abbandonati. Ascolto in silenzio le emozioni, le suggestioni che questo materiale riesce a trasmettermi, poi comincio a trasformarli. Recupero quei frammenti di quotidianità che sono stati gettati, rifiutati, (noi stessi tutti i giorni siamo cestinati e rifiutati da altri esseri umani), tracce di oggetti che toccano una dimensione psicologica.” Una metafora della creazione del bello a partire dalle macerie della civiltà moderna.